La teoria dei cucchiai, in senso figurato, serve per spiegare la stanchezza e la difficoltà che affligge il paziente con fibromialgia e dolore cronico facendo un raffronto con la persona che non ne soffre. Serve anche per far capire a familiari ed amici il forte disagio che stai provando e che ti toglie le energie.
Tutto parte da un’intuizione di una paziente fibromialgica, giornalista e blogger americana, Christine Miserandino, che si occupa proprio di medicina e salute, la quale si trovò un giorno a dover spiegare alla sua più cara amica quello che lei provava ogni giorno. Questo il suo racconto.
Mi trovavo in cucina in compagnia di questa mia cara amica e mi guardavo intorno per trovare qualcosa che mi ispirasse per farle capire il disagio che io provavo ogni giorno per via della fibromialgia che mi affliggeva. Stavo cercando di trovare le parole giuste, senza cambiare argomento e senza tergiversare sulla sua domanda. Se non potevo spiegare alla mia migliore amica la mia condizione, come potevo spiegarlo sulle riviste e sui blog? Sul tavolo c’erano dei cucchiai e in quel momento mi balzò in testa l’idea. Afferrai tutti i cucchiai e le dissi: “Vedi, tu, a differenza delle persone malate e che soffrono, non ti trovi nella condizione di dover fare delle scelte. Chi sta bene si permette il lusso di poter fare quel che vuole, senza fare scelte, un dono che la maggior parte delle persone dà per scontato. La gente inizia la propria giornata con una quantità illimitata di possibilità e di energie per fare tutto ciò che desidera. Per la maggior parte non esiste il pensiero di doversi preoccupare degli effetti che certe azioni comportano sul fisico”.
Le consegnai la manciata di cucchiai che tenevo in mano e le dissi di contarli. Mi chiese il perché; le spiegai che quando sei sano ti aspetti di avere una scorta infinita di “cucchiai” a disposizione, ma quando ti trovi nella condizione di dover pianificare la tua giornata devi sapere esattamente con quanti “cucchiai” parti. Capita che qualche cucchiaio lo puoi anche perdere durante la giornata, ma almeno sai da dove parti. Mi disse che aveva 12 cucchiai in mano.
“Per anni ho desiderato di avere più cucchiai a disposizione ma non ho trovato il modo di poterne avere altri. Devo ricordarmi che la mia condizione mi concede solo questi, non uno di più, e devo stare attenta a non farne cadere a terra nemmeno uno”.
Poi incominciai a fare il giochetto di toglierle un cucchiaio per volta spiegandole che ogni cucchiaio perso corrispondeva a un po’ di energia persa e di libertà che, chi soffre di dolore cronico, deve sacrificare e razionare ogni giorno.
Le chiesi di elencare i compiti della sua giornata, comprese le cose più semplici. Lei incominciò a raccontarmi le sue faccende quotidiane e le cose divertenti da fare. Le spiegai come ciascuna di esse le richiedesse di impiegare un “cucchiaio”. Quando come primo compito del mattino mi parlò del prepararsi per il lavoro la interruppi e le presi il primo cucchiaio. La bloccai letteralmente e le dissi “Non ti prepari solamente, prima devi aprire gli occhi e accorgerti che sei già in ritardo, che non hai dormito bene durante la notte. Devi trascinarti fuori dal letto e poi devi prepararti qualcosa da mangiare prima di poter fare qualsiasi altra cosa, perché se non lo fai, non puoi prendere la tua medicina, e se non prendi la tua medicina potresti rischiare di buttar via tutti i tuoi cucchiai”.
Ho tolto un altro cucchiaio e si è resa conto che non si era ancora vestita.
Proseguii l’esperimento analizzando il resto della giornata. La mia amica andò a lavorare e consumò cucchiai per stare a lungo al computer e per prepararsi qualcosa da mangiare. Alla fine si rese conto che non avrebbe lasciato abbastanza cucchiai per cucinare la cena. E a quel punto, iniziò a realizzare e a comprendere veramente ciò che voleva dire quella programmazione dei “cucchiai”.
Raramente la vedevo provata quindi, quando la vidi arrabbiata, compresi che forse avevo centrato l’obiettivo. Non volevo che la mia amica si arrabbiasse, ma allo stesso tempo ero felice che stesse comprendendo. Aveva le lacrime agli occhi e mi chiese tranquillamente: “Christine, come fai? Lo fai davvero ogni giorno?” Ho spiegato che non tutti giorni erano uguali, qualche giorno sento di avere più cucchiai a disposizione ma che lei, la fibro, non se ne va mai completamente, né mi posso dimenticare di averla, devo sempre pensarci. Le porsi un cucchiaio che avevo tenuto di riserva. Le dissi: “Ho imparato a vivere la vita con un cucchiaio in più in tasca, di scorta. Devi essere sempre preparato”.
Il primo insegnamento che puoi trarre è questo: cerca di preservare e ottimizzare i depositi di energia che hai.
Ciò significa imparare a dire di no alle cose. A volte sei costretto a dire no alle cose che vuoi fare, quindi è importante che tu impari a dire no anche e soprattutto alle cose che non vuoi fare o che non hai l’energia per fare. Se stai provando a fare attività che ti portano via cucchiai semplicemente per proteggere i sentimenti di qualcuno, allora potresti aver bisogno di valutare alcune priorità. È più importante mantenere il tuo corpo funzionante e avere energia per gestire la tua vita e per stare meglio o è più importante proteggere sempre e solo gli altri sacrificando te stesso/a?
È qualcosa che tutte le persone che soffrono di fibromialgia sanno molto bene, ma che in pochi riescono davvero ad esprimere.
Questo è ciò che rende la teoria del cucchiaio così utile. Ti dà un modo concreto e pratico per spiegare la tua malattia alle persone che vorrebbero capire ma semplicemente non ci riescono.
Questo è un modo semplice ed efficace che puoi utilizzare per descrivere la tua condizione e se hai un familiare che vuole comprendere meglio la tua malattia o persone nella tua vita che possono sostenerti è un ottimo modo per iniziare ad aiutarli a capire.
Cosa ne pensi?
3 Comments Found
ottima spiegazione,grazie!
Buongiorno sa non avevo mai pensato che si potesse far capire la fibro ai miei parenti ed amici con la teoria dei cucchiai…perché sa parlo spiego ma nn capiscono sembrano estranei a tutto questo…per me che soffro tanto :mi dicono su tanto passa tutto passa…ma non capiscono …grazie sempre per i suoi consigli mi aiuta ad affrontare le mie giornate in modo diverso….
È vero, questa teoria rispecchia esattamente la condizione fisica ed emotiva di noi fibromialgici. Ci sono giorni che i cucchiai, si tramuta o in cucchiaini e giorni in mestoli…. Ma è la voglia di non abbatterti che a volte, ti fa "sprecare"tanti cucchiai o forse anche il non voler ammettere che facendo poco, hai finito già i cucchiai a disposizione!!!
Buongiornissimo!
Tanti ricordi pensando a questa teoria …Si la conosco la ho appresa ad un percorso a Riolo Terme sulla Fibro …la ho adottata a lungo quando stavo Molto male e senza dubbio aiuta ..o meglio hz aiutato me e le persone con le quali ho vissuto questo esperienza …Ora sono felicemente Asintomatica ( certificata …) da 4 anni ..e la mia vita può fare a meno dei cucchiai…finalmente un abbraccio Ridente
Mi fa molto piacere!
Semplicemente grazie
Grazie di cuore Paolo per quest'articolo… spero davvero che sia d'aiuto per noi a far comprendere la nostra condizione a persone comuni.. ma soprattutto mi auguro che tanti medici e politici si sensibilizzino in tal senso.. che facciano un passo avanti anche verso noi… anche parlarne..affrontare di più l'argomento in tv… sui giornali.. riviste …social … siamo davvero stanchi di essere considerati malati immaginari.. o depressi…. quando dentro di noi sappiamo quanto soffriamo e quanto è dura ogni singola e ripeto singola… giornata … anche se più delle volte per potare il pane a casa cerchiamo…du far finta di nulla.. distruggendoci dalla stanchezza e dal dolore… e non aspettiamo altro di tornare a casa per potersi buttare si.. buttare..sul.divano o sul letto.. sperando che ci sia qualcuno che cucini e faccia altro per noi in casa… Grazie ancora Paolo che con i tuoi post aiuti a far luce ..ad aprire gli occhi anche a chi non vuol vedere e non vuol.sentire….
(.. io amo la vita ..sia ben chiaro a tutti …! Vorrei solo stare un po' meglio ed un po' più di comprensione.. tutto qui) Fabio da Firenze ..un abbraccio Paolo!
Forza Fabio! Ti abbraccio
Mi è stata diagnosticata fibromialgia un anno fa….sono anche diabetica i.d e ipotiroidea….mi ha segato le gambe,questa condizione…mi è molto piaciuta la teoria dei cucchiai…credo la adottero'.mi interessava sapere di Riolo Terme…mi potrebbe aiutare a stare meglio? .se qualcuna di voi mi vuole raccontare, sarei molto felice di capire….io abito a Cremona, e ho 54 anni….auguri a tutte voi .ciao
Verissimo, ma bisogna aiutare a riconoscere il limite oltre il quale è necessario dire “no”. Grazie ciao!
Grazie! Articolo molto illuminante… mi è stata diagnosticata la fibromialgia solo un mese fa, dopo almeno tre anni di pellegrinaggi da un medico all'altro, cercando di far capire loro come mi sentissi… a qualcuno ho anche timidamente suggerito: ma non potrebbe essere… mi hanno guardata tutti come una povera ipocondriaca depressa (mi hanno pure suggerito di vedere uno psichiatra), ma i dolori costanti e la stanchezza, quelli non li provano loro, ogni santo giorno… Quando finalmente, la mia attuale reumatologa, dopo le analisi e un'accurata anamnesi mi ha confermato con estrema naturalezza che si trattava di fibromialgia, quasi mi mettevo a piangere.. non sono pazza! Grazie di nuovo, ciao
Come i sogni che facevo da bambina, in cui volevo correre ma restavo paralizzata, immobile… ma con in più un dolore costante che, quando è così è già una conquista, perché invece in altri momenti diventa così forte da toglierti il respiro. Anche andare a prenderti un bicchiere d'acqua diventa un'impresa titanica come scalare una montagna e ti toglie le stesse energie. Non penso si possa capire, come io stessa non l'avrei fatto se non mi fosse capitata questa terribile "piaga". Ed il fatto di essere certa che nessuno, nemmeno in famiglia, riesca a farlo è ancora più deprimente.
Specie quando, come me, si è stati, fino a poco prima, di una vitalità eccessiva e quasi esagerata. E ad un tratto, a pochi mesi dalla diagnosi di fibromialgia, dopo più di un anno di calvario per capire cosa stesse trasformando il mio corpo e consumando le mie energie, mi sento un'estranea nel mio corpo.
Bellissimo articolo e molto bella questa teoria! Tutti i giorni alla mattina mi alzo e faccio l'inventario dei miei dolori e poi la conta di tutto quello che devo fare durante la giornata (lavoro, figli, casa, ecc….). Comincio ad escludere quello non essenziale e a programmare la giornata……il problema più grosso è che la maggior parte delle volte escludi le cose che magari hai più voglia di fare perché altrimenti i cucchiai non bastano per i tuoi doveri! Questo lo trovo molto frustrante e mi sta logorando l'anima!
Grazie per i suoi articoli sono sempre molto chiari e di conforto.
descrive esattamente come ci si sente! uno che ce l'ha capisce benissimo l'esempio, uno che non sa come ci si sente, penso che non capirebbe nemmeno così…
LASCIA UN COMMENTO